Assistiamo a un comportamento patetico e imbarazzante da parte della sinistra, che è più interessata ai cosiddetti “diritti civili”, quali ad es. l’approvazione del ddl Zan e dello Ius soli, per cui è disposta a fare barricate, piuttosto che alle conseguenze del Covid.
Perché questa scelta politica?
In questi giorni stiamo assistendo ad un forte pressing da parte della sinistra a favore dell’approvazione del ddl Zan, cioè il disegno di legge anti omofobia e dello Ius soli.
Perché la sinistra, in un momento drammatico come quello che sta vivendo la nostra nazione, si interessa a proposte di legge che non hanno alcuna urgenza sociale?
Eppure le conseguenze del Covid sulla pelle degli italiani sono dirompenti e queste sì, hanno un’urgenza sociale.
Quante sono le imprese che stanno chiudendo i battenti? Quanti i lavoratori autonomi che non sanno più come sbarcare il lunario?
Quanti sono gli italiani ridotti alla fame a causa delle chiusure indiscriminate delle loro attività produttive e commerciali, da parte del governo?
Quante sono le famiglie colpite dalla morte di congiunti a causa del Covid? E quanti i malati ricoverati nei reparti Covid ormai sempre più saturi?
Eppure, nonostante questo clima drammatico ed emergenziale, la sinistra trova la sua priorità politica nella richiesta di approvazione del ddl Zan, discettando, tra l’altro, anche dello Ius soli.
Perché, ci chiediamo, questo forte interesse della sinistra per i cosiddetti “diritti civili”, che non hanno, peraltro, alcuna urgenza sociale?
La sinistra dai “diritti sociali ai cosiddetti “diritti civili”.
Per comprendere le ragioni dell’interesse politico della sinistra a favore dei cosiddetti “diritti civili” è necessario fare una premessa.
Con la «svolta della Bolognina», del 1989, decisa dall’allora segretario del PCI, Achille Occhetto, il Partito Comunista Italiano si trasformò nel Partito Democratico della Sinistra (PDS).
Il nuovo partito abbandonò la prospettiva rivoluzionaria marxista-leninista a favore di quella di un «partito radicale di massa».
Così facendo l‘ex PCI accettò il patrimonio ideologico della modernità radicale e liberale, rinunciando all’utopia dell’«uomo nuovo» e del «mondo nuovo» del socialismo da forgiare attraverso la dittatura del proletariato.
La sinistra ha, così, spostato la sua attenzione dai cosiddetti “diritti sociali” – che avevano ad oggetto prevalentemente i diritti corporativi dei lavoratori – ai cosiddetti “diritti civili“.
C’è da dire, tuttavia, che i “diritti civili” – al contrario dei diritti sociali che avevano una connotazione corporativa e sociale – possiedono una connotazione eminentemente individualistica.
I “diritti civili”
Ma cosa sono i “diritti civili”?
La sinistra li definisce “diritti civili”, ma, in realtà, sono dei veri e propri abusi, nonché autentici simulacri di anti-diritto.
Sono, ad esempio definiti tali: l’aborto, l’eutanasia, il diritto di drogarsi, il diritto da parte degli omosessuali di sposarsi e di adottare figli, il divorzio, lo ius soli, la legge anti omofobia, l’utero in affitto, etc.
Mi rendo conto, tuttavia, che a molti lettori tali presunti “diritti” – grazie al trasbordo ideologico inavvertito, che la nostra società ha subito per più di mezzo secolo – appariranno, al contrario, presìdi di civiltà.
È, da osservare, tuttavia, che i cosiddetti “diritti civili” non sono il frutto di una migliore comprensione della realtà da parte dell’uomo occidentale, ma sono l’esito del lavoro, che negli ultimi 50 anni, hanno svolto forti lobby culturali e politiche a livello internazionale, con la collaborazione dei loro sodali in Italia.
Tra i referenti italiani delle lobby sovranazionali, che hanno promosso tale trasbordo ideologico inavvertito, il mondo della sinistra gode di una magna pars.
I “diritti civili”, sono così entrati a far parte, inavvertitamente e a piccoli passi, della nostra cultura occidentale.
Tali diritti si sono integrati, infatti, perfettamente con l’attuale società liquida occidentale di cui sono il prodotto.
Un aspetto da segnalare è che la password di tali “diritti civili” è l’assoluta autodeterminazione di ogni individuo.
D’altra parte, l’ideologia dei “diritti civili” non esita a sponsorizzare l’uomo globalizzato e de-nazionalizzato, sciolto da ogni riferimento etico comunitario.
Il desiderio e il consumismo sono i riferimenti del nuovo uomo forgiato dall’etica dei cosiddetti “diritti civili”.
Donne, migranti e gay.
Se il PCI si serviva del proletariato come motore e pretesto per fare la Rivoluzione, oggi la sinistra, per alimentare il processo rivoluzionario, si serve di nuove categorie sociali.
Le nuove categorie sociali, che la sinistra non esita ad usare sventolando la bandiera dei cosiddetti diritti civili, sono: i migranti, le donne e i gay.
Tali soggetti sono divenuti, inconsapevolmente, il motore per alimentare quel mutamento antropologico ed etico che tende a propiziare una società sempre più fluida, globalizzata e priva di riferimenti etici assoluti.
Il fine di tale processo è, evidentemente, quello di renderci individui sempre più soli, desideranti e consumatori.
La bandiera dei “diritti civili” sventolata dalla sinistra, ma anche da qualche “utile idiota” che fa il suo gioco, propizia, tuttavia, una costante “lotta di classe sociale“, che alla lunga demoralizza il corpo sociale.
L’intento di questa “rivoluzione dai piccoli passi” è quello di eliminare la protezione, che i corpi intermedi, ormai residuali, di cui la famiglia è il più importante, offrono a ciascun individuo.
È in atto, complice anche il Covid, una trasformazione della nostra società, in cui appariamo come delle monadi – l’una accanto all’altra, ma che non stanno assieme, perché non sono legate da nulla che le accomuni – in un mondo globalizzato in cui ciascuno lotta da solo, per i propri diritti individuali.
Il fine di tutto ciò è quello di renderci – ormai sempre più soli e privi di qualsivoglia protezione sociale – così, più facilmente controllabili e manipolabili da quei poteri forti che lavorano per la costruzione di un nuovo ordine mondiale.
Conclusione
Ritorniamo alla domanda iniziale: perché la sinistra è più interessata al ddl Zan e allo Ius soli, piuttosto che all’emergenza Covid?
Perché il campo di battaglia su cui si deciderà il futuro della nostra società è quello antropologico ed etico
La bandiera dei cosiddetti “diritti civili” è, pertanto, funzionale – per la sinistra e per i poteri forti sovranazionali – alla costruzione di un nuovo ordine mondiale.
Ciò con buona pace di coloro che pensano che concentrarsi su battaglie antropologiche ed etiche sia una perdita di tempo.
Pertanto, quando vediamo la sinistra battersi a favore dei cosiddetti “diritti civili”, come ad esempio il ddl Zan, o lo ius soli, ricordiamo, per favore, che non lo fa perché ha a cuore le donne, i migranti e i gay.
La sinistra, assieme alle lobby sovranazionali, usa le donne, i migranti e i gay per continuare a tagliare il ramo su cui è seduta la nostra civiltà.
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