La Corte costituzionale della Polonia ha respinto il regolamento dell’Unione Europea che permette alla Corte di Giustizia europea di pronunciarsi su “sistemi, principi e procedure” delle corti polacche, affermando che questo “non è in linea con la Costituzione polacca” e ha rimandato l’iniziativa al mittente.
La Corte costituzionale di Varsavia ha sfidato la decisione dei togati di Lussemburgo di accogliere la richiesta della Commissione europea (i ricorsi risalgono al 2019 e al 2021) di sospendere subito, con una misura ad interim, i provvedimenti della camera disciplinare della Corte suprema polacca.
Polonia: le regioni LGBTQ-free
A completare l’escalation dei contrasti sull’asse Bruxelles-Varsavia venerdì, salvo imprevisti, sarà pure discussa la procedura d’infrazione destinata alle regioni LGBTQ-free, in base al principio di “mancata sincera collaborazione”.
Si definiscono regioni LGBTQ-free, o “zone libere da LGBT” (in polacco: Strefy wolne od LGBT) o “zone libere dall’ideologia LGBT (in polacco: Strefy wolne od ideologii LGBT) le municipalità e le regioni della Polonia che si sono autodichiarate ostili a una presunta “ideologia LGBT“, per bandire le marce dell’uguaglianza e altri eventi LGBT.
Procedura d’infrazione per Ungheria e Polonia
Oggi la Commissione lancerà formalmente una procedura di infrazione contro l’Ungheria, perché la legge anti-Lgbt viola il diritto alla libertà di espressione e informazione, così come i principi di non-discriminazione. Anche la Polonia sarà presa di mira, con una procedura di infrazione per le città che si sono dichiarate “Lgbt free”: la Commissione contesterà alla Polonia di non aver fornito le informazioni richieste sulla compatibilità di queste zone con la normativa anti-discriminazione. Un’altra procedura di infrazione contro l’Ungheria potrebbe essere avviata per il mancato rispetto delle normative dell’Ue sull’accesso all’asilo.
L’uscita dell’Ungheria dall’Ue è un’opzione evocata dal primo ministro olandese, Mark Rutte, di fronte alla legge anti-Lgbt adottata dal Parlamento di Budapest. Lungi dal capitolare il governo Orbán ha lanciato una campagna di propaganda contro l’Ue sia a livello internazionale (con l’acquisto di spazi pubblicitari) sia a livello interno (con messaggi sui social-network e una nuova consultazione popolare). Quanto alla Polonia, la Polexit viene evocata dal Partito popolare europeo. “Il rifiuto di implementare le sentenze della Corte di giustizia dell’Ue in Polonia è un chiaro passo per portare la Polonia fuori dall’Ue”, hanno detto due parlamentari del Ppe, Jeroen Lanaers e Andrzej Halicki: “Temiamo che il governo polacco sia sulla strada della Polexit”. Nell’escalation tra Bruxelles, da un lato, e Varsavia e Budapest, dall’altro, la permanenza o l’uscita dall’Ue rischia di diventare un tema centrale.