Il ddl Zan è stato affossato in Senato, ma attenzione al rigurgito rabbioso del Fronte libertario rivoluzionario, rappresentato da Pd, M5S e Leu.
Ddl Zan affossato: battuta d’arresto del progetto del Fronte rivoluzionario
Il 27 ottobre 2021 è un giorno da ricordare perché il Senato bocciando clamorosamente il ddl Zan, la cosiddetta legge anti omofobia, ha inflitto una battuta d’arresto al progetto di deriva antropologica del Fronte libertario rivoluzionario. Il Fronte libertario e rivoluzionario ( Pd, M5S e Leu), che ha promosso il ddl Zan, ha subito una grave sconfitta, accompagnata da un ritardo inaspettato di quel processo giuridico che da tempo è orientato a riscrivere in modo totalitario l’antropologia sociale del nostro Paese. Se non ci fosse stato lo stop al ddl Zan saremmo stati destinatari di una dittatura antropologica, ancora più invasiva di quella attualmente vigente.
Il Pd, il M5S e Leu si sono battuti, infatti, a favore di una legge che con la scusa di proteggere alcune categorie di persone (omosessuali, transessuali, etc.), – già protette, peraltro, dall’ordinamento giuridico – avrebbe, di fatto, imbavagliato il popolo italiano e lo avrebbe sottoposto a una dittatura che avrebbe accelerato l’opera si decostruzione antropologica della nostra Nazione. Con la scusa di contrastare le discriminazioni e i crimini d’odio il Fronte libertario rivoluzionario persegue, invece, da tempo l’intento di riscrivere, per mezzo di leggi come il ddl Zan, il reale e il senso comune del nostro popolo. Il ddl Zan è, tuttavia, una tappa di quel processo sociale e giuridico che, dal ‘68 del secolo scorso, ha ridefinito la famiglia e il sentire antropologico.
Lo scopo del ddl Zan
Il ddl Zan aveva un’importanza cruciale per i promotori di questa legge. L’intento dei promotori, infatti, era quello di rieducare il popolo italiano, partendo dai giovani in età scolare. E per chi avesse dissentito dal modello antropologico di società che sarebbe stata imposta, si sarebbero aperte le porte del carcere. Il timore della reclusione, inoltre, avrebbe impedito ai più di reagire. Sarebbe iniziato, così, un subdolo totalitarismo che sarebbe stato accompagnato dal timore della delazione e che avrebbe portato a una sempre maggior sfiducia nei rapporti umani.
Il ddl Zan era stato pensato dal fronte rivoluzionario come uno strumento giuridico che sarebbe servito ad aprire la strada alla costituzione in modo indisturbato di “nuovi diritti” e nuove fattispecie giuridiche che avrebbero imposto un nuovo paradigma reale e giuridico. Ci si sarebbe fatti forti più facilmente e senza evidenti opposizioni, del diritto, per scimmiottare e mutare il reale; ciò avrebbe consentito a gruppi agguerriti e organizzati, promotori di questa nuova e artificiosa antropologia, di far leva sul divieto di discriminazione (Art. 14 CEDU), per iniziare una persecuzione giudiziaria mei confronti di chi non si sarebbe adeguato al nuovo paradigma antropologico.
Per dare prova della pericolosità che avrebbe avuto il ddl Zan, di seguito trascriviamo il testo di come sarebbe stato riformato l’art. 604 bis del codice penale, se fosse stata approvato il ddl Zan.
Art. 604 bis Codice Penale
604-bis. Propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, istigazione a delinquere e atti discriminatori e violenti per motivi razziali, etnici, religiosi o fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità.
1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito:
a) con la reclusione fino ad un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, oppure fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità;
b) con la reclusione da sei mesi a quattro anni chi, in qualsiasi modo, istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, oppure fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità.
2. È vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, oppure fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità. Chi partecipa a tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi, o presta assistenza alla loro attività, è punito, per il solo fatto della partecipazione o dell’assistenza, con la reclusione da sei mesi a quattro anni.
Coloro che promuovono o dirigono tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da uno a sei anni.
L’affossamento del ddl Zan è stato provvidenziale. Ha vinto il buon senso. Siamo ancora liberi di dire che una famiglia nasce dall’unione di un uomo e di una donna, o che i figli hanno bisogno secondo natura di due genitori di sesso distinto, il padre e la madre.
Non esiste emergenza sociale per le leggi che propone il fronte rivoluzionario
Come, tuttavia, constata il Foglio, “A proposito del ddl Zan, così come nel dibattito sul fine vita, c’è un’impostazione ideologica che insiste su un’idea quantomeno dubbia, o proprio farlocca, che promuove la seguente narrazione: se non approviamo queste leggi siamo barbari primitivi e incivili, ci mettiamo fuori dall’Europa, ci sono sterminate masse di cittadini discriminati e sofferenti senza diritti. Poi se si ha l’onestà di andare a controllare i numeri, si scopre ad esempio che la legge Cirinnà sulle unioni civili, dal 2017 ha prodotto meno di 15 mila unioni…una percentuale che smentisce l’urgenza di masse oceaniche allora sbandierata. Nel 2017 sono entrate in vigore anche le Dat, il famoso “testamento biologico”. Bene, finora ne ha usufruito l’uno per cento degli italiani. Significa che questa “urgenza” di modificare leggi di alto valore etico e in nome di una emergenza civile non esiste né nella società né nei numeri. Esiste solo nella mente ideologizzata di qualche politico.”
Prepararsi alla controffensiva del fronte rivoluzionario
Oggi è il tempo di gioire per questa vittoria, tuttavia tale gioia non deve farci dimenticare che il fronte rivoluzionario è inferocito per la sconfitta e che ben presto tornerà alla carica con proposte di legge sempre più aggressive contro la bellezza dell’umano. Restiamo in guardia e prepariamoci alle nuove offensive, consapevoli del fatto che solo restando saldi nella fede e nel coraggio della testimonianza potremo efficacemente contrastarle.